mercoledì 25 ottobre 2006

Rewind II: Call And Response

Scriverai anche quando non sarà successo nulla? Sì. Scriverai anche quando i giorni passeranno identici e vuoti? Sì. Di cosa scriverai quando ti sembrerà che le ultime ore siano state solo un guardare attonito un muro bianco? Scriverò di quanta calma ne ho ricevuto e di come un muro bianco, se non è attraversato da ombre può diventare una distesa infinita di cielo. E che altro poi? Allora scirverò della pace che trovo in me e della cadenza perfetta dei battiti delle mie ciglia, che mi indicano allo stesso modo di quelli del cuore, il ritmo lento del mio vivere. Sono momenti puri perchè privi di interferenze, lunghi momenti, situazioni in cui non recito nessuna parte perchè non c'è spettatore che guarda, non c'è folla che osserva curiosa. Ma ti ascolti quando parli? Lì, dove si rivela la mia vera natura e vedo il mio vero me stesso specchiarsi nelle azioni che compie trascinandosi la sua pigrizia e combattendo le isterie, le frenesie, le febbri dell'illusione. Non c'è nient'altro? Cominci a diventare noioso. A quel punto scriverò qualcosa di patetico. Perchè qualcosa di patetico? Per avere pietà e rispetto di me. Non capisco. Pietà per quando il morale sarà basso e l'autoanalisi si farà pericolosa, colpendomi forte cercando di mettermi al tappeto; rispetto per quando la battaglia sarà finita e andrò a testa alta sorridendo pensando alla persona che sono e momento che è passato. In qualche modo orgoglioso di me. Dici sempre le stesse cose, lo sai? Sì, ne sono consapevole. E ora come ora sei patetico o orgoglioso? Non ho umore, preferisco guardare le cose, eeguire i compiti. Navigare a vista su un mare senza vento: l'importante è non perdere di vista l'abbraccio sicuro del golfo, il conforto della costa. Avanti sentiamo questa cosa patetica. Era tutto quello che ho appena detto. Lo riconosco è veramente penoso il modo in cui parli. Complimenti. Grazie mille.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

"Lntamente muore
chi diventa schiavo dell'abitudine,
ripetendo ogno giorno
gli stessi percorsi,
chi non cambia la marcia,
chi non rischia e non cambia colore sei vestiti,
chi non parla a chi non conosce.

Muore lentamente chi evita una passione, chi preferisce il nero sul bianco e i puntini sulle "i" piuttosto che
un insieme di emozioni,
proprio quelle che fanno brillare gli occhi,
quelle che fanno di uno sbadiglio un sorriso,
quelle che fanno battere il cuore davanti
all'errore e ai sentimenti.

lentamente muore chi non capovolge il tavolo,
chi è infelice sul lavoro,
chi non rischia la certezza per l'incertezza
per inseguire un sogno
chi non si permette almeno una volta nella vita di fuggire ai consigli sensati.

Lentamente muore
chi non viaggia,
chi non legge,
chi non ascolta musica,
chi non trova grazia in se stesso.

Muore lentamente
chi distrugge l'amor proprio,
chi non si lascia aiutare,
chi passa i giorni a lamentarsi
della propria sfortuna
o della pioggia incessante.

Lentamente muore
chi abbandona un progetto prima di iniziarlo,
chi non fa domande sugli argomenti che non conosce,
chi non risponde quando gli chiedono qualcosa che conosce.

Evitiamo la morte a piccole dosi
ricordando sempre che essere vivo
richiede uno sforzo di gran lunga maggiore
del semplice fatto di respirare.

Soltanto l'ardente pazienza porterà al raggiungimento di una splendida felicità."

forse la conoscevi..è Neruda.
ho letto tutto il tuo Blog..
ti ho scritto il commento pubblico...
credo che hai capito chi sono...

Anonimo ha detto...

credo che tu ABBIA capito chi sono!!!!

Anonimo ha detto...

Grazie mille per il commento: sì, Bologna è piena di queste cose strane!

Il tuo blog è sempre bello!!!

CIAO!!!