domenica 5 novembre 2006

12 ore per la vita - parte seconda (da oggi con il 30% di metafore in più)

7° ora – 14.00

Io volevo andare via. Io qui non ci volevo venire. Me lo continuo a ripetere come facevo da bambino quando mi ero stancato di un posto. Ho messo il broncio, mi comporto in maniera infantile: comincio a stropicciarmi gli occhi. Mi è passata totalmente la voglia di lavorare: se il telefono squilla comincio a rispondere solo si oppure no, esordendo con “Pronto” o con “Chi è?” – chiedendo mi lascino stare durante il riposino pomeridiano. In un culmine parossistico chiedo di richiamarmi tra un’ora che adesso non ci sono. Ripenso a tutti i letti che ho avuto, dedico sonetti d’amore al piumone. Mi disegno a fumetti mentre dico una sola lettera : Z.

8° ora – 15.00

L’anima pia della marketing manager mi porta un caffè: io avrei bisogno di una pianta di cocaina da infilarmi su per il naso con ancora aggrappato un cocalero colombiano. Parlo solo quando strettamente necessario, privilegiando espressioni onomatopeiche (burp, prot, sob) e rumori corporali (burp, prot, sob ). Arrivato all’ottava ora non distinguo più lo spazio che ho intorno: comincio a considerarlo come un’estensione della mia coscienza, qualcosa di fin troppo familiare, una sorta di utero surrogato, qualcosa di ancestrale. Sempre all’ottava ora, prendo un catalogo ikea dalla cassetta della posta e comincio a progettare il nuovo arredamento di questa che ormai è a ragione considero casa mia…la scrivania toglie tutto lo spazio…magari ci metto un bel TYLÖSAND.

9° ora – 16.00

Abbandono qualsiasi proposito di arredamento, anzi abbandono qualsiasi proposito di miglioria dell’ambiente lavorativo. Comincio a pensare ardentemente alla rivoluzione proletaria. Cerco senza successo di scovare un buon compagno Folagra all’interno dell’azienda (la pecora “rossa” Folagra) per fondare un collettivo di resistenza autonomo all’interno della stessa e rivendicare e concertare benefici contrattuali, orari di lavoro umani o al limite dei buoni pasto. Sono pronto a ciclostilare il mio anzi il nostro manifesto politico ma mi accorgo di essere solo, senza la partecipazione delle masse. L’utopia viene oscurata del fumo dei gas di scarico dei Suv dei dirigenti che vanno via. Consapevole del mio fallimento politico, chiedo declassamento da Scimmia receptionist a Pianta ornamentale.

10° ora - 17.00

Mi ricordo che ero una persona educata, pulita e profumata solo poche ore prima. Ero. Quell’individuo non esiste più, fagocitato da una essenza ferina che albergava in me da tempo sconosciuto. Stravacco nella sedia, mi slaccio le scarpe, sono sudato e scapigliato. Sono l’ombra malvagia di quello che ero, sono qualcosa che non riconosco più. Il telefono per rispetto non squilla più, se lo fa, con deferenza, prima chiede permesso. Rutto al passaggio di un collega che fa finta di non capire. Mi saluta. È un tragico errore.Gli rispondo Mavaiafareinculoacasaluridosaccodimerdaciucciacazzidelpresidente, inculotueilpelatodimmmerdachenonseialtro..
A lui è sembrato un semplice “ciao”. Scivolo in una dimensione surreale.

11° ora – 18.00

Inizio un viaggio extra-corporale. Le dimensioni così come le conosco non esistono più: tutto si stira all’infinito, tutto si tende all’orizzonte. Fasci di luce prima e quadrati di bianco poi. Le prospettive si annientano. Le proporzioni si azzerano. Ogni cosa è rettangolo, quadrato, triangolo di colore. Un colore puro per ogni forma e grandi linee nere che dividono una sezione dall’altra. Le mie mani sono piatte e pesano come l’aria. Una persona entra nel mio campo visivo ma non distinguo nulla di lei; parla nella mia direzione ma dalla sua bocca vedo formarsi soltanto una chiave di violino che subito scoppia come bolla di sapone. Poff. Sono in un quadro di Kandisky o forse di Mirò. Il telefono squilla e mi riporta alla realtà: ho dormito 13 minuti con gli occhi aperti. Alla signora all’altro capo del filo racconto con umiltà la mia intera vita.

12° ora – 19.00

È tutto finito, è tutto finito. Me lo ripeto come un mantra per liberare la testa da tutti i pensieri della giornata, da tutte le chiacchiere che ho dovuto sopportare, da tutti i timbri vocali che ho dovuto ascoltare, da tutte le lamentele proferite con tono accusatorio, da tutti gli individui che non si assumono le loro responsabilità e vogliono rifarsi su un centralinista, da tutto il marcio che ho visto, dalle chiacchiere caustiche e dai giudizi spietati che ho sentito volare tra un reparto e l’altro. È tutto finito, è tutto finito. Con l’ufficio praticamente deserto passo l’intera ora a rimettermi in sesto, a riordinare le mie cose non tradendo mai la smania di fuggire con un gesto troppo avventato delle mani.

Epilogo

Ore 19.58. L’Anonimo è pronto per uscire: è l’ultimo ad uscire, anche questo fa parte dei suoi compiti. Non è poi così stanco (non sono poi così stanco, mi dico). Potrebbe anche fare qualcosa stasera (potrei anche fare qualcosa, mi dico). Non è stata poi una giornata così pessima (non è stata poi una giornata così pessima, mi dico.) Ore 19.58: il telefono squilla. L’Anonimo lo guarda con sospetto. Il telefono continua a squillare, un’armonica più in alto. L’Anonimo si guarda intorno con circospezione: l’ufficio è deserto. Il telefono ruggisce. L’Anonimo risponde con un: “Sì?” piccolissimo. Un signore comincia a parlare, dal tono sembra essere un pensionato: “no perché io volevo sapere pronto ma mi sente?””?”” È che io non capisco una cosa che voi fate scrivere un sacco di gente che non ci capisce poco o niente che voi siete bravi che non vi fate pagare ma che poi uno alla fine fa i conti ma tanto bravi non siete perché i soldi sono necessari e allora cioè lei capisce no io mi chiedevo ma per voler scrivere posso venire lì e fare un colloquio che a me queste cose dei “curricoli” non piacciono poi tanto……”.
L’Anonimo non dice nulla. Appoggia la cornetta sulla sedia e in silenzio, lentamente, se ne va. Resta solo un ufficio vuoto e un’incomprensibile sconnesso borbottio uscire dalla cornetta.

Sipario

8 commenti:

Piggio ha detto...

nimo , mi sa che ci vuole un illustrazione tra un ora e l'altra...

Anonimo ha detto...

alla fine la frase è rimasta così....;-)...hola

Anonimo ha detto...

Fossi stata al tuo posto misà che quella stessa mattina mi sarebbe venuta un'improvvisa crisi di una certa malattia incurabile che ora non ricordo il nome e che mi avrebbe costretta per almeno 12 ore sdraiata in un letto non di ospedale....
ma così non è stato....

aroti ha detto...

eh????

aroti ha detto...

ma anonimo sta per:
italiano medio
che fa sogni medi
di caratteristiche medie
con sensazioni medie
e pulsioni fuori dalla norma?

Anonimo ha detto...

così ti ho legittimato il controllo...!!!!!!

Anonimo ha detto...

Grazie per aver votato
(by il comitato "Grazie per aver votato") ;-)
CIAO!!!

Anonimo ha detto...

Applausi.
Lodevole.
Bis...